Ezra Pound, a Baby in the Woods

Dopo una fase inziale ideativa, che può durare indefinitamente, il primo aspetto da affrontare della fase progettuale di un documentario, secondo il mio usuale metodo di lavoro seguito fino ad oggi, è quello di precisare esattamente gli elementi principali che voglio comunicare della tematica scelta dal soggetto. Questa è la prima chiave di lettura, poi col tempo, nel corso dell’elaborazione del lavoro compaiono successive chiavi di lettura, che sono in genere molteplici e sempre più imprecisate.

In questo senso l’opera più complessa che mi è capitato di affrontare è il documenatrio sulla vita di Ezra Pound, uno dei massimi poeti del Novecento e geniale profeta inascoltato in economia. Il titolo proviene da una citazione di uno degli intervistati che con un giudizio centrava l’anima di Ezra Pound: “A Baby in the Woods”; “Un bambino nella foresta”. Così infatti si trovò a vivere Pound, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, quando, con l’arresto da parte delle forze americane a Genova, l’accusa di alto tradimento e l’internamento presso un manicomio criminale statunitense, si accorse che la sua poesia e le sue inziative culturali erano andate a toccare i lupi famelici che govervavano, e governano ancora, la selvaggia giungla della finanza internazionale. Il sottotiolo, poi, veniva ad esplicitare tutto questo: “Il Sogno infranto di Ezra Pound”.


Grande personaggio di rilievo mondiale e, fortuna volle che, nei primi anni del 2000 intorno a me si venissero a creare circostanze produttive favorevoli per rivisitarne la vita e l’opera attraverso le testimoninze autorevoli di numerosi studiosi italiani che con Pound avevano avuto a che fare. Di tali circostanze parlerò in un altro momento, ora stavo chiarendo degli aspetti progettuali della prima chiave di lettura del documentario.

L’occasione concreta che ha reso possibile la realizzazione è stata la disponibilità dell’archivio fotografico di un fotoreporter, Vittorugo Contino, che è stato a stretto contatto con Pound durante i suoi ultimi sette anni di vita in Italia, dove morirà nel novembre del 1972. Le immagini che hanno immortalato il volto ieratico del grande poeta sono di Contino, poter disporre quindi di un materiale grafico eccellente ed esclusivo era una novità che giustificava la realizzazione del documentario.

Questo rappresentava allora il primo elemento da comunicare: le fotografie.

Poi c’era la vita dell’autore delle fotografie, Vittorugo Contino, che era stato giornalista fotoreporter per molti anni ed aveva trascorso momenti difficili in Vietnam durante quella guerra assurda e in altri punti critici del pianeta, fino a quando conobbe Pound e la sua poetica, che lo fecero di nuovo innamorare della vita e lo attirarono sempre più verso il poeta.

Ovviamente accanto a Contino, alla sua storia e alle sue fotografie, poi c’era da raccontare il gigante, Ezra Pound. Personalità poliedrica che ha avuto la sua fama legata alla poesia, alla letteratura, padre morale e maestro rigoroso di grandi autori del Novecento, come Joyce ed Eliot. Ma anche grande pensatore sociale che fin da giovame aveva scoperto il grande inganno che si cela dietro la finanza ed in particolare dietro l’economia monetaria.

Perciò il terzo elemento era la vita di Pound, letterato e pensatore.

Dal momento che però questo suo pensiero era in parte abbastanza sconosciuto al grande pubblico. Si conosce il Pound poeta ma molti ignorano, non a caso, il Pound economista e la sua portata rivoluzionaria ed utopista. Volevo che questo suo aspetto fosse esplicitato abbastanza, tanto da farlo diventare il quarto elemento comunicativo.

Al di là dei commenti critici, l’opera di un poeta tuttavia credo sia apprezzabile solo attraverso un ascolto attento e diretto delle sue poesie. Era imprescinbile quindi che io ne inserissi anche qualche saggio che potesse far da intermezzo all’intera storia. Ecco quindi un quinto elemento: le poesie di Pound.

Infine era mio desiderio inserire un ultimo elemento, non facile da bilanciare accanto agli altri elementi, ma pienamente corrisposto dal contesto. Parlo della proposta politica in sé, che era quella di far attenzione alle caratteristica intrinseca della moneta creata dal nulla dai banchieri privati, che è alla base dell’usurocrazia moderna. Un tema spinosissimo e scivoloso soprattutto considerando una diffusione televisiva del documentario ad opera della Rai.

Mi è stato possibile far sì che anche quest’ultimo elemento potesse essere affrontato al meglio, grazie alla conoscenza e disponibilità dell’avvocato Domenico De Simone, buon conoscitore di Pound, economista alternativo ed esperto di monete complementari, nonché fine dicitore e scrittore fantasioso.

Alla fine dunque gli elementi da presentare tutti in primo piano erano sei, non pochi per un documentario di un’ora, con necessità di una versione di mezz’ora:

  1. le fotografie
  2. Vittorugo Contino
  3. vita di Pound
  4. le sue poesie
  5. il pensiero di Pound
  6. la proposta politica


Come vi riuscii non posso dire, ma il risultato credo sia solo verificabile attraverso la visione del documentario. A detta dei miei affettuosi intervistati il risultato fu eccellente, cosa per me rilevante dal momento che si trattava di esperti accademici non abituati alla superficialità contenutistica insita nel mezzo televisivo.

Una cosa è certa che grande apprezzamento per la realizzazione conclusiva dell’opera lo devo a due grandi artigiani che mi sono stati vicini: il direttore della fotografia, nonché operatore di camera, Daniele Poli; l’editor Sergio Ponzio, a cui si devono tutta l’eleganza e le sottigliezze grafiche del montaggio.

Il documentario è fruibile nella versione intera di un’ora del nostro Portfolio.


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