Il Documentario d’Autore

Probabilmente non esiste forma più eversiva del libero pensiero di un singolo individuo capace di esprimere la propria opinione. Per questo riteniamo che il documentario d’autore sia una forma di comunicazione di grande potere, associando ciò che si ritiene essere la realtà alla visione soggettiva di una mente critica.

Non è un caso che di documentari televisivi siamo pieni, ma pochissimi sono i documentari d’autore che raggiungono le nostre case. In genere i documentari più comuni sono omologati nella forma e nel pensiero, e rappresentano i prodotti aziendali di pochi grandi gruppi industriali. Ne vien fuori una visione edulcorata della realtà, assai poco incisiva nella formazione critica dello spettatore, che vede confermati immancabilmente i valori usuali del sistema dominante. Mai come in questo momento la ricchezza del numero dei canali distributivi non restituisce affatto un’altrettanta ricchezza sul piano della diversità dei contenuti.

La loro povertà è coperta spesso da una grande qualità tecnica con cui vengono realizzati i documentari. Fotografia eccezionale, movimenti macchina mozzafiato, elaborati effetti speciali, in una parola, grandi capitali messi a disposizione di chi può dire veramente poco di interessante. Al contrario sempre più numerosi sono i film-makers indipendenti che avrebbero tanto da dire sul mondo, ma che si scontrano fatalmente ogni volta con il problema insormontabile della mancanza di budget economico.

Siamo di fronte all’ennesimo paradosso dei tempi odierni: sebbene i costi della produzione video negli ultimi dieci anni siano stati sensibilmente ridotti, grazie alla disponibilità di apparecchiature digitali sempre più economiche, che hanno semplificato notevolmente il processo di produzione, la difficoltà di realizzare un documentario rimane quella di una volta, quando era molto più costoso.

Il passaggio critico rimane quello della distribuzione, quasi del tutto monopolizzata dagli stessi pochi grandi gruppi che operano nel settore. E’ anche vero che la libera fruizione on-line del prodotto audio-visivo è diventata ormai quasi di uso comune. In questi casi però la difficoltà sta nel poter rientrare dei costi di produzione da parte di chi realizza l’opera, vista l’estrema frammentarietà dei canali diffusivi e l’abitudine popolare sempre più estesa di non voler pagare per accedere alla sua visione. Anche la facilità tecnica di duplicazione dei supporti digitali non sono a favore della fruizione a pagamento.

Per tutte queste ragioni riteniamo che la formula del crowfunding possa risultare vincente per innescare un sistema produttivo in grado di variegare la diversità delle voci che possano diffondere il proprio prodotto, il quale si trova in partenza, al momento della sua libera distribuzione su tutti i canali disponibili, nella condizione di essere già rientrato dei costi economici necessari alla sua realizzazione.

Si viene così a stabilire un legame diretto, attivo e partecipativo tra gli innumerevoli utenti della rete che vogliono finanziare un determinato prodotto audiovisivo e la società di produzione che lo realizza e lo metterà poi liberamente a disposizione di tutti.

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